16 setembro 2009

Miss Italia si racconta: io, figlia di emigrante, mai uscita dalla Calabria

Centoottantuno centimetri e occhi verdi confessa:
«L'altezza è sempre stata il mio complesso»

dal nostro inviato Aldo De Luca
SALSOMAGGIORE (16 settembre) - Il giorno dopo è l’ora dei bagagli, tutti a casa. Tranne uno, o meglio una: Maria Perrusi che nella notte delle stelle ha dormito solo tre ore e quando si è svegliata: «Ho visto la corona sul comodino e non volevo crederci, mi sembrava una favola...». Invece quella corona era vera e sua. Da ieri la sua vita è cambiata, completamente e radicalmente: farà Miss Italia, ogni giorno e per un anno.

Basterebbe anticipare che oggi è a Roma ospite di Bruno Vespa, per registrare un Porta a Porta sullo storico concorso. Ma ve lo immaginate lo choc per la ragazzona del Sud che non si era mai mossa dalla sua Calabria. «Ho cominciato a viaggiare ora, venendo a Salsomaggiore...», fa sapere la calabresella. Calabresellaaa? La calabresona! Una statua di un metro e ottantuno dove gli occhi verde rosmarino sono il pezzo più pregiato e che forse non ce l’avrebbe fatta se fossero stati di un banale marroncino.

E pensare che proprio l’altezza era il suo complesso: «In paese mi scherzavano tutti...», confessa ridendo. Tradotto in lingua italiana: mi prendevano in giro. Ma è la sua storia familiare che colpisce, teneramente. Nata a Cosenza, vive a San Biase, tremila abitanti, una frazione del comune di Fiumefreddo Bruzio. Due fratelli, Giuseppe e Davide, Lina la mamma e Francesco il babbo. Un muratore che è emigrato in Svizzera per lavorare, sempre facendo il muratore, 25 anni lontano dalla sua patria e dalla sua terra per mandare avanti la baracca, per mantenere la famiglia. Sembra una storia anni Cinquanta, anche se oggi poco è cambiato, purtroppo: un giovane che nasce in Calabria se vuole un futuro va via, emigra, anche se ha una laurea in tasca. E anche Maria da ieri è andata via, ma la sua è un’altra storia, piena di fortuna.

Ma chi tipo è Maria Perrusi? Per farla facile, è un altro pianeta rispetto a Miriam Leone, la Miss siciliana che le ha ceduto la corona e che in tempi fulminanti ha già in mano una carriera televisa che potrebbe portarla molto lontano. E’ «pura» azzarda Patrizia Mirigliani che po’ più di noi la conosce. Lei si definisce così: «Sono semplice, intensa, determinata e anche umile». E poi aggiunge: «Sono buona, troppo buona con tutti. E’ il mio pregio». E il tuo difetto? «Sono orgogliosa». Come tutti i calabresi del resto. Non ha le idee chiare invece quando ti spiega cosa vorrebbe fare: «Moda, cinema, televisione, credo di poter fare tutto».

Beata lei. Quando parli l’accento calabrese esplode, pensi di prendere lezioni di dizione? «Cercherò di migliorare, anche se le tradizioni vanno conservate». Alle domande più impegnative si sottrae. Ti interessa la politica? «Siamo qui per Miss Italia». Andresti da Papi, alias Berlusconi, per chiedergli di aiutarti? «Non entro nel merito». La Calabria è una delle regioni più povere, è colpa dei calabresi o dello Stato? «La Calabria non è povera», sic. Buona fortuna, calabresona.

E ora, un po’ di conti con gli ascolti. L’ultima puntata, inevitabilmente, è andata bene: 5 milioni e passa di telespettatori, 28 per cento di share. Suppergiù un pari con la passata edizione. Insomma, nonostante i contraccolpi della sua «rivoluzione», Milly ce l’ha fatta e Patrizia Mirigliani è contenta, passata la grande paura. Milly ci tiene a precisare: «E’ stato un miracolo, un successo. Cambiare con Miss Italia non è facile». A proposito della Carlucci. Ma la rifarebbe Miss Italia il prossimo anno? «Come no, si che la rifarei. Se mi chiamano però, se mi vorranno di nuovo». Ma figuriamoci se a una come lei, con il suo curriculum pieno di medaglie, la Rai non le chiederà il bis. Anzi, rischia di fare la fine di Frizzi che l’ha condotta per dieci anni.

Ma all’orizzonte un clamoroso cambiamento, che riguarderebbe Salsomaggiore che da 40 anni ospita le finali. La Mirigliani l’ha buttata giù dura: «Vanno riaperti gli alberghi chiusi qualche anno fa, non ci stiamo più a sistemare le finaliste a Tabiano. Se non si risolve, esamineremo seriamente la possibilità di trasferirci altrove». Il sindaco, il buon Tedeschi, è sbiancato affrettandosi a promettere che farà il possibile per risolvere il «problemino». Arriverderci chissà dove.

http://www.ilmessaggero.it/

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